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Inaugurazione nuova sede

04 giu 2015

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Volevo raccontare una storia, non mia, ma lo è diventata…come spero diventi anche vostra. Parecchi anni fa stavo facendo una lunga camminata tra cime assolutamente sconosciute ai turisti, nell’antica regione delle Alpi che penetra nella Provenza. Ad un certo punto mi parve di scorgere in lontananza una piccola sagoma nera, in piedi. La scambiai per un tronco d’albero solitario. Ad ogni modo mi avvicinai, era un pastore con il suo gregge di pecore che si riposavano accanto a lui.

Mi fece bere dalla sua borraccia, e poco più tardi mi portò nel suo ovile. Divise con me la sua minestra e, quando gli offrii la borsa del tabacco, mi rispose che non fumava. Dopo aver cenato il pastore rovesciò sul tavolo un mucchio di ghiande. Si mise ad esaminarle con grande attenzione, separando le buone dalle guaste.

Il giorno dopo eravamo pronti per uscire, mi invitò ad accompagnarlo. Notai che in guisa di bastone portava un’asta di ferro della grossezza di un pollice e lunga un metro e mezzo. Arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda. Piantava querce. Da tre anni piantava alberi in quella solitudine, ne aveva piantati centomila. Di centomila ne erano spuntati ventimila. Ne erano rimaste ventimila, che sicuramente ne avrebbe perse la metà. Quindi gli dissi che nel giro di trent’anni, quelle diecimila sarebbero state magnifiche.

Ci separammo il giorno dopo. L’anno seguente ci fu la guerra che mi impegnò per diversi anni. Finita quella, ripresi la strada in quella antica regione delle Alpi e cercai quel pastore temendo che fosse morto. Non era morto, anzi era in ottima forma. Le querce adesso avevano dieci anni ed erano più alte di me. Lo spettacolo era impressionante, se si tiene conto che era tutto scaturito dalle mani e dall’anima di quell’uomo.

Questa è la storia di un uomo, di un pastore, una storia vera.

Oggi siamo tutti qui per celebrare un momento molto importante di una storia altrettanto vera, che per certi aspetti, metaforicamente, non è molto differente.

Quel pastore era un uomo apparentemente solo, un uomo che con l’aiuto di Dio, ha contribuito a far nascere intere foreste, ed ha cambiato quel pezzetto di mondo intorno a lui.

Luigi non è da solo, ma con lui collaborano anche tante persone, oggi non si può cambiare nulla da soli, ma lo spirito è lo stesso di quel pastore, la volontà di far nascere, di costruire.

E’ necessario che qualcuno dica “io”, si rimbocchi idealmente le maniche, e si metta insieme ad altri che con lui vogliono andare nella stessa direzione. La possibilità di costruire insieme, di cambiare un pezzetto di mondo per renderlo più adeguato alle nuove esigenze, nasce dalla consapevolezza di avere un compito, come il nostro amico tra le montagne.

Oggi siamo qui a festeggiare una tappa molto importante di questo cammino, iniziato da diversi anni e che ha già mostrato la bellezza di foreste rigogliose: altri alberi sono piantati ed altri ancora cresceranno.

Grazie e auguri a te Luigi …. ed a tutti i tuoi compagni di avventura.

Dott. Guido Mezzera